Le scritte politiche, di contestazione, di incitamento intessono un fitto dialogo, raccontano la storia di un'intera generazione di persone che viveva con ideali e prospettive di una società e di un avvenire migliore. (“I muri parlano” si diceva una volta”).
“Lo scrivere sui muri, senza che nessuno in realtà lo voglia, contribuisce alla costruzione identitaria della città”.

La vita è breve, lunga l'arte... Come affermò polemicamente Seneca in uno dei suoi celebri Aforismi: la brevità non è connaturata in maniera ineluttabile alla vita, ma discende dall'insensatezza dell'uomo che disperde il suo tempo nei mille rivoli di inutili occupazioni. Per me questa foto rappresenta appunto la brevità della vita e la durata infinita dell'arte.

Muro di un’azienda manifatturiera italiana tipo, che racconta la storia di come dietro le belle facciate esterne si nasconde sempre uno scheletro fatto di crepe e rattoppi e tubi colorati.
Muri brutti dove si realizzano cose belle.


Gennaio 2022


"Verrà il tempo in cui saremo tutto quello che nessuno si aspetta"
La foto è stata scattata alla festa del PD di Boscoalbergati (MO) il 19 Luglio.

2023. La foto scattata da google maps immortala il murales di Ugo Russo realizzato da Leticia Mandragora. Il murales che chiede verità e giustizia per l'omicidio di Ugo Russo, a causa di alcune diatribe, non è più presente ed è stato coperto dallo stesso comitato che ne aveva curato la realizzazione.
I motivi della cancellazione sembrano poggiare su cavilli burocratici solitamente arginabili con poche migliaia di euro, ma che nel caso specifico sono risultate inespiabili fino a giungere all'ordine di cancellazione.
Nonostante la cancellazione però, il murales assume nuova vita nella digitalizzazione stradale operata da google maps: basta cercare la piazza della Parrochiella sui quartieri spagnoli e risalire al 2023 per ritrovare in modo imperituro il murales.
È interessante notare come - anche una macchina che incrocia dati come google maps - sembra accorgersi dell'umanità del volto tanto da coprire e censurare la maggior parte dell'immagine. In questo caso la censura non agisce per punire chi tenta di preservare la storia del ragazzo, ma cerca di celare le ragioni che vi sono dietro quello sguardo.
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Siamo nell'ambito della post-fotografia (Joan Fontcuberta): anche un salvaschermo può ritenersi un prodotto fotografico personale, infatti l'immagine è il prodotto della mia mediazione col mondo e col visibile. Fra l'altro per un assurdo accidente mi sento anche coinvolto in particolar modo con lo scatto presente su google maps.
Era una mattina e stavamo svolgendo l'ennesima iniziativa alla parrocchiella. In quel momento passò la macchina di google maps che scatta le foto. Ricordo che la macchina rimase ferma a causa dei uno dei tanti ingorghi che solitamente si formano in quell'incrocio. Ne approfittai per avvicinarmi all'autista e chiedergli di scattare qualche foto in più del murales che forse da lì a poco avremmo cancellato. L'autista rispose "non ti preoccupare, sta già scattando".
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UGO RUSSO era un ragazzo dei quartieri spagnoli. Aveva quindici anni quando è stato ucciso con tre colpi di pistola da un carabiniere fuori servizio. Avrebbe potuto avere la possibilità di essere reinserito all'interno della propria comunità o di fare dei percorsi educativi differenti che gli avrebbero dato numerose alternative. Gli è stata inflitta una pena di morte ingiusta.


Milano, 2019. Un urlo strozzato di lingue lontane.

I muri possono essere morbidi, certi principi no.

In una stradina qualunque del centro di Roma, un'iscrizione latina murata in un palazzo. Chi sa chi era quel M. Aurelio, chi Cocceius? Quel blocco di pietra con i loro nomi è sostegno per le costruzioni successive. Un muro che parla, dunque, che ci racconta una storia che forse non conosceremo mai, ma che ci dice che il nostro presente poggia su quel passato lontano. In fondo, siamo nani sulle spalle di giganti.

Un giorno di giugno a Trastevere, di qualche anno fa ormai, mi sono imbattuta in questo bellissimo muro ricoperto di gelsomini. La scritta mi ha colpita più di tutto: la bellezza sta per strada.

Questo è il muro dello sgabuzzino di casa mia. Il disegno, ispirato al cane realizzato da Bansky, è stato fatto con con uno stencil disegnato, ritagliato e poi dipinto da me e mio padre, o meglio "mio babbo", quando ero piccola. Mia mamma, poi, ci ha aggiunto il contorno, percheé, come sempre, io e lui eravamo stati "troppo precipitosi e sprecisi". Da qual giorno, non abbiamo più voluto dipingere nuovamente il muro, perché è un pezzo della nostra famiglia e della nostra storia e mi ricorda le risate e la spensieratezza dei pomeriggi passati insieme.

Muri… limite o protezione?
Questo è il dilemma direbbe Shakespeare. I muri sono oggetti molto significativi astratti o concreti che siano. Ci proteggono, ci riparano dal vento ma allo stesso tempo ci creano angoscia, paura, paura del diverso quella che è comunemente chiamata xenofobia. Ecco perché i muri non devono essere opere di sbarramento ma dei semplici contenitori che ci proteggono ma che allo stesso tempo contengono lo xenos omerico, l’amico rituale.

Questo muro fa parte del mio itinerario di corsa quotidiano, in una zona di Firenze piuttosto collinare che mi ricorda la campagna di casa a Lago. Tutta la zona è piena di ville private bellissime e ciascuno chiaramente preserva la propria privacy con alti muri, con tanto di filo spinato e pezzi di vetro. Nonostante la volontà di chiudere, tenere fuori gli sguardi indiscreti - in questo caso il mio - l’edera caparbia e tenace riesce a scavalcare. Nei giorni di maggiore difficoltà, quando sento che anche la mia via è ostacolata, penso a questa edera. Con il giusto tempo, ognuno il proprio, non c’è muro che tenga.

L'edificio è un ex spazio sociale occupato con biblioteca e attività culturali. È stato sgomberato ad agosto 2023. Ho decine di foto di questa parete, ogni volta che passo da qui è più forte di me, non riesco a non fotografarla.

“Out of time”
Spesso mi fermo a guardare con attenzione questi muri ...e mi portano a quel 20 febbraio del 1943; un giorno come tanti, case e strade piene di gente che vive la propria giornata come altre prima di questa, ma poco dopo le 15 ecco è questo ciò che rimane!
Per vedere la distruzione che porta la guerra qualunque essa sia, anche quella che è stata chiamata Santa mi fermo qui davanti a questi muri e così vivo il ricordo di i tanti piccoli bambini uccisi...il più piccolo aveva solo 4 mesi e di tanti che erano lì. Da quel 20 febbraio questo agglomerato di case e vicoli distrutti, per Amantea sono diventate: " I Case Sciullate".

24 agosto 2016.
Una data che difficilmente dimenticheremo. Quella notte ci fu un boato tremendo e una scossa fortissima fece tremare la terra sotto ai nostri piedi. Il mattino dopo ci saremmo svegliati con un paese totalmente cambiato, un paese in cui il terrore di quella notte aveva lasciato il segno. Molte case erano crollate e molti miei amici avevano perso la propria dimora. Inoltre, il campanile della nostra amata Chiesa di Santa Maria era stato danneggiato ed una grande crepa lo attraversava al centro, quasi a formare una croce. La Chiesa fu dichiarata inagibile e non vi fu più permesso celebrarvi alcun tipo di rito. Questa parete del campanile è particolarmente significativa per me perché si affaccia sulla piazza del centro storico di Castel di Lama in cui io da bambina giocavo con i miei compagni, appena uscita dalle scuole elementari. È triste sapere che ora in quella piazza non risuoneranno più risate gioiose e canti festivi: il silenzio regna sovrano e quasi sempre impossibile pensare che sia mai stato diversamente. Eppure il campanile ha resistito, non è mai crollato, ha continuato ad ergersi fiero nonostante le forti scosse dei mesi successivi.
Simbolo di un paese ferito che ha avuto il coraggio di rialzarsi e di ricominciare da capo.

Passavo di corsa per una zona periferica di Firenze, un'area in cui fino a qualche anno fa era sconsigliato passare per la microcriminalità.
Mi sono imbattuto in questa scritta con caratteri molto aggressivi ma che esprimono un concetto fondamentale, molto importante in un sistema che prova a rinascere a piccoli passi.

Nella storia i memento mori hanno assunto diverse forme verbali, alcune delle quali di particolare efficacia comunicativa.

"LO SPAZIO POSSIBILE"
Un muro colorato rende visibile l’opportunità di scegliere, alla chiusura, l’incontro e lo spazio vivo delle relazioni.
Questi spazi di incontro e confronto vivono in virtù della collaborazione di gioco, azioni e comunità.

Un muro è muto e invece ci tradisce, ci svela al mondo. Ci racconta come un grande unico popolo in cerca di comfort e riparo. Che siamo spontaneamente non così diversi uno dall'altro e che basterebbe un minimo sforzo per trovarci allineati sulla base dei nostri desideri e necessità. La foto è stata scattata in Libano, a Tyre, dalla finestra della casa di una mia amica in cui mi ospitava. Era la prima volta in un paese mediorientale e riscoprire linguaggi dell'abitare universali mi ha sorpreso e rincuorata (fatta sentire a casa).

Un mucchio di granelli si sabbia alto come un muro. Muri in grado di essere abbattuti al solo soffio del vento, mobili, in grado di cambiare connotazione di giorno in giorno. In un mondo dinamico. Cosa contiene certezze e paure in questo mondo? La foto è stata scattata a Sabaudia, nel Lazio dove ancora rimane uno dei pochi esempi di duna costiera intatta e protetta dalla speculazione edilizia delle case vacanze. Un luogo magico perchè naturale e indisturbato dove l'uomo si sente un ospite ancora scomodo. Mi piace questo luogo per le emozioni di libertà e fiducia che mi ha regalato.

Questi versi li trovo stupendi nella loro semplicità e bellissima risulta anche l’approvazione scritta a mano da qualche passante. Ci troviamo lungo una viuzza di Ischia che porta al mare.

Questa scritta è comparsa sul pontile del Castello Aragonese di Ischia nell’estate 2023. L'autore della poesia è Francesco Giglio.

Un gatto incontrato per strada, sia disegnato o reale, trasmette senso di calore, serenità e gioia. La street art, con la sua capacità di emozionarci, positivamente o meno, può essere veicolo per un sentire come la meraviglia, diventando una vera medicina per l’anima. Miao.

Negli ultimi mesi il quartiere della mia città (Münster, in Germania) è stata tappezzato dalla scritta “Gaza”, apparsa un po’ ovunque: fermate del bus, cartelloni elettorali, ciclabili, edifici pubblici, condomini, etc. Una delle due foto mostra il muro del dipartimento della mia università, dove il graffito è stato etichettato come “antisemita” e fatto rimuovere. Lo stesso destino che è toccato agli altri “Gaza” sparsi in giro per la città. Nonostante la prontezza delle autorità, l’anonimo writer (o gli anonimi writer) non demorde e per ogni scritta cancellata ne spuntano fuori altre due.


“El socialismo es la sociedad del hombre, del hombre hermano del hombre, y no el hombre devorador de los hombres, pirata de los hombres, saqueador de los demás hombres” - Fidel Castro
Foto scattata a Cuba nel 2012

Di Pechino ho amato molte cose e tra queste i suoi iconici muri dipinti di colore rosso, un rosso che associo indissolubilmente al ricordo della città, un colore che ho soprannominato "rosso Pechino".
La foto è stata scattata a Pechino nel 2024 all'interno della Città Proibita.
